I social network, soprattutto Facebook, hanno certamente contribuito a modificare il nostro modo di usare il computer. Non solo. Anche l'informazione ha assunto un nuovo significato.
Ho coniato un nuovo termine per riassumere la nuova tendenza nata con Facebook: Bufabook, cioè il book delle bufale.
Fino a qualche anno fa, i siti internet che facevano informazione erano premiati dai visitatori solo se pubblicavano informazioni di qualità. Facebook ha introdotto l'innovativo (quanto disastroso) sistema di tag, che premia le informazioni con più condivisioni o con più "mi piace". Questo meccanismo ha invogliato i "creativi" della rete ad inventarsi i metodi più assurdi pur di arraffare i click degli utenti. Tutto questo porta alla spiacevole conseguenza che, oggi, almeno il 70% delle informazioni circolanti su Facebook sono "bufale".
Ci sono alcune tecniche, adottate dai "furbi", che sono oramai ben radicate.
Ad esempio, basta creare un blog (gratuito), magari inserendoci nel nome parole importanti come Italia, notizie, news ecc. per renderlo più credibile ed inventarsi, di sana pianta, le notizie più assurde, magari corredate da immagini sapientemente scelte o modificate per rendere più credibile la notizia. Una volta condiviso il link su Facebook questo comincia a rimbalzare sul social network, sempre più condiviso e visibile.
Altra tecnica è creare dei "flame" in maniera semplicissima. Basta prendere una foto di un vip o di un politico e scriverci sopra una frase assurda (facendo capire che l'ha pronunciata lui). Una condivisione del genere può provocare anche centinaia di risposte (da questo il nome flame) da utenti infastiditi dalla frase pronunciata. Inconsapevolmente, tutte queste risposte danno maggiore visibilità a quell'informazione, perchè il sistema informatico valuta automaticamente gli utenti che partecipano ad una discussione senza poterne valutare i contenuti i la provenienza.
Uno dei primi sistemi, abbastanza squallido e poco fruttuoso, è prendere un immagine, inserirci una frase scontata tipo "se ami gli animali condividila sulla tua bacheca", "se ami Gesù condividi quest'immagine" ecc. e farla circolare su Facebook in cerca di qualche click.
Un sistema abbastanza recente ed ingegnoso è invece quello di condividere delle immagini con titoli abbastanza assurdi/raccapriccianti o a sfondo sessuale (quello tira sempre) ed invitare a cliccare per guardare il video. Questo porta ad un sito esterno dove c'è un finto player video, l'utente ci clicca sopra convinto di poter finalmente vedere questo morboso video ma non si avvia niente. In realtà sotto il finto player, cliccato una o più volte, c'è uno script che ha permesso di condividere sul diario dell'ignaro utente il link alla stessa notizia. Il risultato, a volte abbastanza imbarazzante, è che si condividono notizie sconce (con tanto di immagine esplicita).
A termine di questa breve carrellata cosa dire? In attesa di sistemi informatici che siano in grado di premiare le informazioni reali possiamo, noi utenti, solo adottare un sistema più critico e ponderato prima di "cliccare" su qualcosa. Il buon senso è la migliore strategia.
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